“Together for shared water sobriety”, questa la dichiarazione con cui a Tunisi il 5 febbraio 2024 si è ribadito l’accesso all’acqua come diritto umano e sociale, durante l’evento di riferimento per lo scambio di esperienze del settore tra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, al fine di sviluppare soluzioni innovative alle problematiche che colpiscono l’area, prima fra tutte la perdurante siccità.
La delegazione italiana composta dal Sottosegretario presso il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (MASAF), Patrizio Giacomo La Pietra e da due ricercatrici del CREA, Alejandra Navarro Garcia e Raffaella Pergamo, ha partecipato alla sessione ministeriale dell’evento, sottolineando l’importanza della Politica Agricola Comune (PAC) e dei Piani Strategici nazionali della PAC che affrontano il tema della tutela e dell’uso sostenibile dell’acqua sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo.
Il Crea al V Mediterranean Water Forum sull’importanza delle risorse idriche per l’agroalimentare italiano
L’intervento della ricercatrice Raffaella Pergamo del gruppo risorse idriche del Crea Politiche e Bioeconomia ha evidenziato come la filiera agroalimentare italiana rappresenti il 4% del PIL. L’Italia è il terzo Paese europeo per disponibilità di acqua anche se, negli ultimi 100 anni, ha perso almeno il 20% della risorsa idrica rinnovabile. Si preleva acqua, in Italia, per almeno 30 miliardi di metri cubi all’anno e almeno il 41% dell’utilizzo avviene da parte dell’agricoltura. Grazie a modelli sostenibili di gestione, come l’irrigazione di precisione, il consumo idrico da parte delle aziende agricole si è ridotto il consumo di almeno il 30%, ma bisogna confrontarsi anche con i cambiamenti climatici in atto. L’Italia è un Paese ad alta produttività agricola e con numerosi prodotti IG che deve tener conto della Water Use Efficiency per monitorare consumo di acqua e rese, senza trascurare le sfide del miglioramento genetico, dell’ammodernamento delle infrastrutture idriche e dell’economia circolare per riutilizzare acque reflue depurate.
In Italia il settore primario è caratterizzato da un livello infrastrutturale legato alla gestione dell’acqua non ancora pienamente efficiente: infatti, la diffusa presenza di sistemi di irrigazione a pioggia lo rendono fortemente dipendente da elevati volumi di risorsa idrica e maggiormente vulnerabile alla sua carenza in periodi siccitosi (come il 2022).
In questo contesto, la conversione a sistemi di irrigazione a goccia permetterebbe una riduzione dell’utilizzo della risorsa idrica dal -40% al -70% e un risparmio parallelo sull’impiego di fertilizzanti. La transizione renderebbe il sistema di irrigazione più efficiente del +90%/+95%. La combinazione di questi benefici produrrebbe un risparmio idrico annuale di circa 6,4 miliardi di mc di acqua. L’Italia sta puntando molto anche sulle TEA, (tecniche di evoluzione assistita: genome editing e cisgenesi) un insieme di tecniche innovative sviluppate per il miglioramento genetico che permettono di ottenere delle “super-piante” (super-crops), più produttive e resistenti a batteri, funghi e ai cambiamenti climatici (siccità, acque salmastre, inondazioni).